Nel corso del 2025, l’Italia sta valutando l’introduzione di una riforma significativa del proprio sistema tributario: la Cash Flow Tax. Questa proposta mira a sostituire la tradizionale tassazione “per competenza” – che prende in considerazione costi e ricavi nel momento in cui si manifestano contabilmente – con una tassazione “per cassa”, basata su incassi e pagamenti effettivamente avvenuti. In altre parole, le imprese potrebbero dedurre immediatamente le spese sostenute, senza dover più ricorrere a meccanismi complessi come ammortamenti pluriennali o rateizzazioni dei costi. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, questo nuovo modello fiscale è pensato per semplificare la gestione contabile delle aziende, in particolare delle piccole e medie imprese, alleggerendo il carico amministrativo e offrendo maggiore trasparenza nella determinazione del reddito imponibile.
Tra i principali vantaggi della Cash Flow Tax vi è la possibilità di ridurre sensibilmente la complessità burocratica, soprattutto per quelle imprese che oggi si trovano a dover fare i conti con regole contabili intricate e tecnicismi fiscali non sempre chiari. Il sistema per cassa favorirebbe inoltre una maggiore aderenza tra disponibilità finanziaria e obblighi fiscali, contribuendo a migliorare la liquidità aziendale. Tuttavia, secondo IPSOA Quotidiano, l’adozione di questo modello – mai pienamente attuato in altri Paesi europei – potrebbe comportare importanti variazioni nel gettito fiscale, quantomeno nella fase di transizione. Infatti, se tutte le spese fossero immediatamente deducibili, si rischierebbe un iniziale calo delle entrate tributarie. Inoltre, il nuovo approccio richiede un ripensamento dell’intero sistema di controlli fiscali, affinché sia garantita la corretta tracciabilità dei flussi di cassa e la prevenzione di eventuali abusi.
La transizione verso la Cash Flow Tax non potrà essere immediata. Come sottolineato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in occasione di una recente audizione parlamentare, la riforma potrebbe partire da una fase sperimentale, applicata in prima battuta ai contribuenti minori o ai soggetti in regime di contabilità semplificata. Sarà inoltre fondamentale dotare l’Amministrazione finanziaria degli strumenti digitali necessari per monitorare i movimenti finanziari delle imprese in tempo reale. In tal senso, anche il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) potrebbe fornire risorse preziose per supportare la transizione tecnologica richiesta da questa innovazione. Tuttavia, come ha evidenziato anche la Fondazione Nazionale dei Commercialisti, occorre valutare attentamente la sostenibilità a lungo termine del nuovo modello, soprattutto per quanto riguarda la sua compatibilità con i principi costituzionali di progressività e capacità contributiva. In sintesi, la Cash Flow Tax rappresenta una proposta ambiziosa, che può modernizzare radicalmente il fisco italiano, ma solo a condizione che venga introdotta in modo graduale, ponderato e tecnicamente solido.
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