Le nuove proprietà intellettuali generate tramite le IA

Lug 22, 2025

Proprietà intellettuale e intelligenza artificiale: un nuovo terreno di sfida legale

Con la rapida espansione dell’intelligenza artificiale generativa, emergono nuove e complesse questioni giuridiche legate alla titolarità, all’autorialità e alla tutela delle opere prodotte da sistemi automatizzati. Testi, immagini, musica, video o codice scritti da strumenti come ChatGPT, Midjourney o altri software simili pongono un interrogativo essenziale: chi può essere considerato autore quando un contenuto nasce interamente da una macchina? Secondo quanto riporta Harvard Law Review, le legislazioni vigenti — inclusa quella italiana — stabiliscono che solo le opere frutto di creazione umana originale possano godere della protezione offerta dal diritto d’autore. Questo esclude formalmente, almeno allo stato attuale, le creazioni completamente automatizzate dal regime di tutela classico. La situazione impone quindi un ripensamento del concetto stesso di “opera dell’ingegno”, che non era stato pensato per scenari in cui l’intervento umano è minimo o assente. Il vuoto normativo rischia di generare incertezza per imprese, professionisti e creativi che utilizzano l’IA nei propri processi produttivi.

 

IA creativa: chi possiede i diritti?

La domanda centrale che oggi divide giuristi, legislatori e aziende è se e in che misura le opere realizzate dall’intelligenza artificiale possano essere oggetto di protezione giuridica e, soprattutto, a chi spettino i diritti su tali opere. Secondo l’U.S. Copyright Office, “le opere devono contenere almeno un minimo di creatività umana per poter beneficiare della tutela autoriale”. Questo principio, ormai consolidato a livello internazionale, implica che le creazioni generate autonomamente da un algoritmo non possano essere coperte dal copyright tradizionale. Da come riporta anche Il Sole 24 Ore, in Europa questa posizione è confermata dalla Direttiva 2019/790 sul diritto d’autore nel mercato unico digitale, la quale rimane ancorata al concetto tradizionale di autore come persona fisica. Il risultato è un vuoto giuridico che rende difficile, se non impossibile, stabilire con certezza a chi spetti il controllo, lo sfruttamento economico e la responsabilità di contenuti generati da IA. Le implicazioni pratiche sono enormi, soprattutto per aziende che utilizzano l’intelligenza artificiale per generare prodotti commerciali, come campagne pubblicitarie, design o software.

 

Prevenzione e tutela: cosa possono fare aziende e professionisti

In assenza di una disciplina normativa specifica e aggiornata sull’uso dell’intelligenza artificiale nel contesto della proprietà intellettuale, la prevenzione e la chiarezza contrattuale diventano fondamentali. Le aziende che utilizzano l’IA generativa devono adottare politiche interne ben definite per specificare chi detiene i diritti sulle opere create, in che misura tali contenuti possano essere riutilizzati e se siano conformi alla normativa vigente in materia di copyright. È particolarmente importante stabilire clausole contrattuali chiare in caso di lavori commissionati con l’ausilio di IA, in modo da evitare conflitti tra fornitori, clienti e creativi. Come indica la World Intellectual Property Organization (WIPO), è inoltre necessario prestare attenzione al materiale utilizzato per l’addestramento dei modelli IA, che può includere contenuti protetti non sempre identificabili. Per ridurre il rischio di contenziosi, è consigliabile adottare strumenti di tracciabilità dei dati, evitare usi commerciali incauti e, quando possibile, integrare sempre un elemento umano nella fase creativa per rafforzare la tutela giuridica. In questo scenario, l’assistenza legale specializzata diventa un asset strategico, soprattutto in settori ad alta innovazione.

 

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